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monetina pro

ARONA- 06-06-2021 -- Uno spareggio da brivido, un risolutore con la monetina ispirata dal prete. E' la storia di Bruno Rossi uno dei più più importanti giocatori del novarese negli anni ’60 e ’70. Rossi è immortalato in una fotografia divenuta storica, una icona della Pro Vercelli di cui è stato capitano prima di portare, sempre con la fascia al braccio, la squadra della sua città, l’Arona, dalla Promozione alla C-2 negli anni ’80. Lo stesso Rossi la ricorda a 50 anni di distanza: “ Pro e Biellese si affrontarono il 6 giugno del 1971 al Comunale di Torino davanti a 40.000 tifosi. Le due squadre si giocavano l’accesso alla C nazionale dopo un lungo campionato e 34 gare. Era il secondo spareggio. Avevamo giocato sette giorni prima a Novara ed era finito 4-4 dopo i supplementari e noi, pur in inferiorità numerica e con un giocatore zoppo, avevamo rimontato due volte., arbitrava Menicucci, poi andato in serie A. A Torino finì 2-2 e non bastarono altri 120 minuti.” Se quattro ore non erano bastate allora non si tiravano i rigori, ma si andava a sorteggio con una monetina. “Durante i giorni precedenti eravamo stati in ritiro a S. Vincent. Prima di partire per la gara Don Giuseppe Maffè, un parroco nostro tifoso di Caresana, un paese vicino a Vercelli, mi disse che se si fosse ancora pareggiato al sorteggio di scegliere testa. Lui aveva fatto dei “test statistici” e su dieci volte ben in sette occasioni era uscito testa. Io gli risposi che avremmo vinto sul campo, non ci sarebbe stato un altro pareggio.” Invece La gara fu lunga, combattuta e senza vincitore. Alla fine della partita si andò al sorteggio. “Io ero il capitano e mi ricordai del consiglio del prete e quindi dissi subito testa, ma uno zelante giudice di linea ribattè che prima si doveva fare un sorteggio per decidere chi dei due capitani avrebbe scelto per primo. Milanesi, il capitano della Biellese, lasciò a me la scelta. Mi disse che tanto ora è solo fortuna. L’arbitro estrasse un franco francese, un rimasuglio di una gita del direttore di gara a Parigi. Ed ora che faccio mi chiesi, ma fortunatamente su una delle due facce c’era una testa. “Da qui poi la foto storica: “La moneta volò nell’aria e appena andò a terra vidi subito che era testa: feci un balzo enorme che lo vide tutto lo stadio. Eravamo in C.” (M.R)

 

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