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lorusso cotugno

VERBANIA - 07-12-2022 -- Promette di arrivare fino a Strasburgo, alla Corte europea dei diritti dell’uomo, il caso di Luigi Di Lonardo, il 47enne aronese morto nel carcere Lorusso e Cotugno nel 2017, in circostanze che la famiglia chiede da cinque anni di chiarire. Per la giustizia italiana la vicenda giudiziaria è conclusa con l’archiviazione -confermata anche dopo l’opposizione dei familiari- di 15 medici indagati per omicidio colposo. Secondo il gip manca il nesso di causalità tra il decesso e le cure alle quali è stato sottoposto. Una decisione che i parenti, i loro legali e l’associazione torinese per i diritti umani che sostiene la causa, contestano.

Di Lonardo muore al Lorusso e Cotugno alle 17 di lunedì 13 febbraio 2017. Nell’infermeria della casa circondariale torinese è arrivato venerdì, trasferito d’urgenza dal carcere di Verbania per la gravità delle sue condizioni di salute. Mercoledì sarebbe dovuto essere trasferito alle Molinette, ma due giorni prima esala l’ultimo respiro. Tossicodipendente con una serie di precedenti per reati contro il patrimonio, a Pallanza arriva dopo l’arresto per evasione. È stato trovato fuori da casa mentre doveva scontare ai domiciliari il residuo di una pena di 4 anni e 2 mesi. La sua detenzione era iniziata nel 2014, quando già la salute era precaria per via di gravi malattie: Hiv, cirrosi epatica, endocardite aortica. Nel 2012 era stato operato al cuore e, secondo il suo legale, la sua storia clinica era incompatibile con il regime carcerario.

A seguito del decesso, reso noto ai media da Radio Radicale, i parenti presentano una denuncia che sfocia in un’indagine avviata a Torino, trasferita a Verbania e successivamente avocata -su istanza delle parti offese- a Torino il cui esito è, appunto, l’archiviazione, di fronte alla quale la famiglia non ci sta e annuncia ricorso alla Corte europea per i diritti dell’uomo.

 

 


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