VERBANIA - 19-12-2022 -- Con l’ottava e ultima udienza, tenutasi venerdì nella sala Ravasio della Provincia, s’è chiuso l’incidente probatorio sul disastro funiviario del Mottarone del 23 maggio 2021. Era un passaggio delicato e importante dell’inchiesta che, acquisite le risultanze tecniche, s’avvia alla chiusura. Il procuratore capo Olimpia Bossi e il sostituto Laura Carrera hanno ricevuto dai tecnici le risposte alle cause dell’incidente e, ora, hanno in mano tutti gli elementi per valutare le posizioni degli attuali 14 indagati (12 persone fisiche e 2 società) e prendere una decisione.
Nel codice di procedura penale l’incidente probatorio è l’anticipazione, alla fase di indagine, dell’assunzione della prova che di norma avviene in giudizio. Vi si ricorre, come nel caso di specie, quando gli accertamenti sono urgenti, irripetibili e differirli potrebbe compromettere gli esiti. Ciò che è stato raccolto, analizzato e discusso in questi due mesi di udienze dai periti nominati dal gip e dai consulenti delle parti, in contraddittorio, ha acquisito valore di prova e potrà essere utilizzato nel processo, ma solo nei confronti di chi vi ha partecipato.
Secondo i consulenti, l’incidente fu determinato principalmente dal disinserimento dei freni d’emergenza, operato manualmente -per sua stessa ammissione- dal capo servizio Gabriele Tadini. Diversamente, alla rottura della fune traente, le ganasce si sarebbero chiuse e la cabina numero 3, anziché scivolare a ritroso prendendo velocità sino a saltare fuori dalla portante e schiantarsi nel bosco con 15 persone a bordo, si sarebbe bloccata. La rottura del cavo d’acciaio, peraltro, è frutto di tensione e fatica che, anche se non prevedibili, potevano essere scoperte se si fossero effettuati i periodici controlli. È, infatti, parere dei consulenti del gip che l’impianto fosse gestito con superficialità e senza le necessarie e obbligatorie verifiche.
Al momento sono indagati Ferrovie del Mottarone e Leitner, la prima come gestore dell’impianto, la seconda come manutentore (ma, inizialmente dopo la revisione della funivia, capogruppo del raggruppamento vincitore la gara d’appalto), i loro amministratori Luigi Nerini e Anton Seeber, figure tecniche come l’ingegnere Enrico Perocchio (direttore d’esercizio, nonché dipendente di Leitner) e il caposervizio Tadini, altri dipendenti Leitner e i responsabili di alcune ditte cui erano stati demandati i controlli periodici.
Alla Procura il compito di chiudere il cerchio e individuare i presunti responsabili, cui verrà recapitato l’avviso di chiusura indagini, che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio.


