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lorusso cotugno

TORINO - 17-01-2023 -- Ci sono voluti i vigili del fuoco e una “trattativa” con la polizia penitenziaria per ricondurre alla calma Gabriel Girardet. Il 31enne svizzero che il 9 ottobre seminò il panico sulla statale 33, tentando si speronare 15 veicoli tra Arona e Stresa e puntando un fucile contro passanti e forze dell’ordine, ha tentato di evadere dal carcere Lorusso e Cotugno di Torino, dove si trova da tre mesi. Alle 13,30, mentre percorreva il cortile di passaggio tra il blocco A e il padiglione C, s’è arrampicato a mani nude lungo il muro, raggiungendo il terzo piano e restando appeso alle grate delle celle. S’è rifiutato di scendere e sono stati chiamati i vigili del fuoco, che prima di calarlo hanno atteso che accettasse di farsi ammanettare.

Secondo il perito del Tribunale che l’ha visitato, Girardet, ex militare con simpatie neonaziste, non ha vizi di mente. I suoi problemi psicologici non gli impediscono di stare in giudizio, né ne escludono la responsabilità per l’episodio che l’ha portato in carcere, né per quanto accaduto dopo.

Conclusa con lo schianto contro un muro a Stresa la sua rocambolesca fuga in auto, Girardet fu trasferito nel carcere di Pallanza. Anche dopo aver smaltito gli effetti della cocaina che aveva assunto, il giorno successivo s’era rifiutato di rispondere alle domande del giudice, nell’udienza di convalida tenuta nella casa circondariale. Dopo aver sfasciato la cella, nel pomeriggio aggredì cinque agenti. Solo allora venne tradotto al “Lorusso Cotugno”, che possiede le strutture sanitarie necessarie all’assistenza.

Nelle settimane successive s’è calmato, tanto da presenziare ai colloqui con il medico legale e da rispondere alle sue domande, fornendo una versione “originale” -ha sostenuto d’essere un trafficante d’armi atteso a Cipro per chiudere un affare- sul perché avesse fretta di rientrare in Svizzera.

 

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