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tribunale 16

VERBANIA - 17-02-2023 -- Un anno e quattro mesi all’imprenditore e al funzionario pubblico che certificò i documenti. È questa la pena che il pm Anna Maria Rossi ha chiesto nel procedimento penale sulla gara d’appalto dell’illuminazione pubblica di Arona. Assegnato nel 2019 tramite la centrale acquisti del comune di Verbania a un’impresa del Canavese, il contratto da 1,9 milioni fu subito contestato perché non v’era certezza su uno dei requisiti indispensabili per partecipare: l’esperienza. Il gestore subentrante doveva aver gestito impianti simili e, nel dubbio, la Centrale di committenza scrisse al vincitore chiedendogli i documenti che l’attestassero.

L’imprenditore si recò quindi nel comune di Vanzago, in provincia di Milano, per il quale era stato manutentore negli anni addietro. Incontrò un funzionario, un architetto al quale, con una certa insistenza dovuta all’urgenza di tempi strettissimi, chiese l’attestazione che gli serviva e che, poi, produsse. Quel documento non convinse i funzionari che dovevano assegnare l’appalto, dai quali partì una segnalazione.

Gli approfondimenti investigativi hanno portato la Procura a ritenere che l’attestazione fosse falsa e che il suo utilizzo avesse provocato il reato di turbata libertà degli incanti. In particolare era stato certificato che l’impresa era stata manutentrice di un numero di punti luce superiori a quelli di Vanzago e inferiore al requisito minimo per la gara di Arona.

Concluso il dibattimento, oggi le parti hanno rassegnato le conclusioni e l’accusa ha chiesto che i due imputati siano giudicati colpevoli e condannati a 16 mesi ciascuno.

 

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