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VERBANIA - 13-03-2022 -- Tentata rapina, porto abusivo d’armi, resistenza, minaccia, danneggiamento e violazione delle norme sulle armi. Sono sette i capi d’imputazione -con svariate aggravanti- per i quali mercoledì mattina Gabriel Girardet comparirà davanti al gup del Tribunale di Verbania.

Il 31enne svizzero, originario del Canton Vaud ma residente a Weinfelden, in Turgovia, è l’uomo che la sera dell’8 ottobre scorso seminò il panico circolando da Arona a Stresa, a petto nudo e armato, al volante di una vettura con targhe svizzere rubate e contenente oggetti e simboli nazisti, minacciando i passanti col fucile, tentando di speronarli, e arrendendosi ai carabinieri solo dopo lo schianto contro un muro.

Il sostituto procuratore Nicola Mezzina ha ricostruito le convulse ore dell’inseguimento e, aggiungendo gli episodi accaduti in carcere, gli ha contestato sette capi d’imputazione. Rispetto alle accuse iniziali, mosse il giorno dell’arresto, è caduta l’ipotesi del possesso di un’arma da guerra. La carabina Shmidt-Rumin K31 che imbracciava, rifornito di non meno di 45 proiettili calibro 223 Remington, non è, infatti, un’arma di cui è vietata la libera vendita.

Ciò non toglie che l’abbia usata per commettere svariati reati. Come la tentata rapina a un distributore di Arona, dove puntò la canna verso due automobilisti israeliani nell’intento -così sostiene l’accusa- di sottrar loro l’auto, una Volkswagen T-Rock. Questi si chiusero nell’abitacolo, bloccando le serrature centralizzate e fuggendo prima che sparasse, non potendo evitare che, col calcio del fucile, mandasse in frantumi i vetri del parabrezza posteriore.

Prima di terminare la sua folle corsa, prese di mira altri passanti, sia alla pompa di benzina, sia nei pressi della farmacia di Lesa e lungo la statale 33, come denunciato da tre persone, riconosciute parti offese del reato di minaccia grave.

Girardet, che guidava sotto l’effetto della cocaina e che, in un successivo interrogatorio, ha raccontato d’essere di fretta perché atteso a Malta per vendere un carico d’armi (circostanza ritenuta inverosimile), con sé aveva anche una baionetta, arma bianca che non è consentito portare fuori dalla propria abitazione senza un giustificato motivo.

La carabina la puntò anche contro i due carabinieri della stazione di Stresa che l’intercettarono poco prima di entrare in paese, dove finì contro un muro e, uscito dalla vettura, solo dopo una seconda intimazione abbassò il fucile, lasciandosi ammanettare. Questa condotta è stata inquadrata come resistenza, reato contestato anche per i fatti avvenuti il 10 ottobre, giorno della convalida dell’arresto. L’udienza si sarebbe dovuta tenere in carcere, dove lo svizzero si oppose con la forza, anche ai tentativi di sedarlo, ai quali reagì aggredendo cinque agenti penitenziari del carcere di Pallanza -uno lo prese a morsi- provocandoli lesioni guaribili in circa 5 giorni. Sempre nella casa circondariale, dalla quale è stato trasferito inscenando, altrove, tentativi di fuga e altre aggressioni, sfaciò una cella, tanto che gli è contestato anche il danneggiamento.

Girardet è difeso dagli avvocati Silvia Varioletti di Verbania e Ilenia Elda Gerace di Milano. Il perito che l’ha sottoposto a visita psichiatrica nell’ambito di un incidente probatorio lo ritiene capace di intendere e di volere. Mercoledì sarà in aula con la possibilità che si costituiscano le 10 parti offese. Potrebbe optare per un rito alternativo, oppure discutere del rinvio a giudizio.

 


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