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procura novara

CASTELLETTO TICINO-28-10-17-Era una mattina di gennaio di quattro anni fa quando un trentaduenne, residente in provincia di Varese ma di fatto domiciliato a Castelletto Ticino, andò dai carabinieri e denunciò che qualcuno era entrato in casa sua e aveva rubato parecchi oggetti, tutti di valore, come macchine fotografiche, computer, stilografiche, attrezzature che gli servivano per lavoro e anche una televisione praticamente nuova. I carabinieri, come prassi vuole, avviarono le indagini e scoprirono che un mesetto prima lui, il presunto derubato, aveva stipulato un’assicurazione che copriva anche il furto. Così, insospettiti da quella strana coincidenza, avevano scavato nella vita di quell’uomo e avevano scoperto che in effetti lui era residente in provincia di Varese, domiciliato a Castelletto Ticino ma di fatto, sebbene in modo non continuativo, abitava con la compagna in un paese sulla sponda piemontese del lago Maggiore. La circostanza del furto, a poco meno di un mese dalla stipula dell’assicurazione, era apparsa fin da subito sospetta e così, informata la procura, avevano ottenuto di poter fare perquisizioni nelle altre due abitazioni che erano nella disponibilità dell’uomo. Un pc, un portatile e alcune penne stilografiche, che figuravano sulla lista degli oggetti “rubati” furono trovati dai carabinieri nell’abitazione in provincia di Varese mentre il televisore, qualche macchina fotografica e la sua attrezzatura fu rinvenuta nella casa della compagna, con la quale però la relazione si era interrotta proprio pochi giorni prima che l’uomo denunciasse di aver subito il furto. Era stato denunciato e poi, difeso dall’avvocato Stefano Salvioni, è finito a processo con l’accusa di simulazione di reato; accusa per la quale il giudice del tribunale di Novara lo ha condannato a 1 anno e 2 mesi di reclusione, senza la sospensione condizionale. 

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